Una lettura di Bert Hellinger, di Stefano
Ho “estrapolato” alcuni pensieri di Bert Hellinger che ritengo importanti e mi hanno colpito. E’ molto interessante perché i concetti portanti sono quelli della famiglia, dell’amore, della giustizia, della coscienza come sappiamo molto bene. Ricordo quattro elementi importanti di Hellinger: è tedesco (drammatica esperienza del nazione e della seconda guerra mondiale), è stato un missionario cattolico, ha operato in Africa (dove ha assorbito elementi significativi) ed è un terapeuta di scuola freudiana. Credo che le sue concezioni vadano lette tenendo ben presente queste esperienze su cui Hellinger ha sviluppato l’approccio delle costellazioni famigliari (basate sul campo di coscienza, ma questo magari lo sviluppiamo dopo).
(…) I conflitti non traggono energia solo dalla volontà di sopravvivenza, ma dal bisogno, comune a tutti gli uomini, di trovare una compensazione tra dare e avere, tra vittoria e sconfitta. La conosciamo anche come bisogno di giustizia. Ci sentiamo tranquilli solo quando l’equilibrio viene raggiunto. Per questo la giustizia viene considerato un bene di grande valore. Lo è sempre? Oppure solo in determinate circostanze, quando si tratta di compensazione in senso positivo? Il bisogno di giustizia presenta infatti conseguenze diverse nel caso di compensazioni di danni e perdite. (…) se qualcuno ci fa qualcosa, vogliamo vendicarci. La compensazione avviene quindi ripagandolo con la stessa moneta. Da una parte per esigenza di compensazione - in questo caso desiderio di giustizia - d’altra parte perché nasce in noi la volontà di sopravvivenza e annientamento. Vogliamo evitare che l’altro ci faccia ancora del male e ci danneggi. Per questo il desiderio di vendetta ci fa andare oltre la necessità di compensazione e giustizia arrecando all’altro un danno maggiore di quello che abbiamo ricevuto. A questo punto anche l’altro desidera giustizia e il conflitto non ha fine. La giustizia si trasforma in pretesto per la vendetta. Nel nome della giustizia si apre la strada alla volontà di annientamento.
La coscienza
C’è qualcosa che alimenta il conflitto. Si tratta di qualcosa di “buono” che però ha effetti negativi. Si tratta della buona coscienza. Come la giustizia anche la buona coscienza traina il carro della volontà di annientamento, Quando qualcuno è convinto di essere migliore di un altro e quindi di essere nel giusto, agisce sotto l’influsso della propria coscienza con “buona coscienza”. Si tratta veramente di coscienza? E’ la coscienza della famiglia e del gruppo che, nel conflitto con altri gruppi, si assicura la sopravvivenza attraverso la volontà di annientamento. Che questa coscienza sia qualcosa di sacro nell’immaginario di molte persone giustifica gli attacchi e persino l’annientamento di coloro che pensano e agiscono diversamente. Da qui nascono le “guerre sante” . (…) Come in guerra, anche in questo caso la buona coscienza giustifica e santifica tutti i mezzi. Per questo tutti gli appelli alla coscienza e alla lealtà non sortiscono nessun effetto e cadono nel vuoto. Non per cattiveria, ma grazie alla buona coscienza e alla convinzione di lottare per una buona causa. (…) Basarsi sulla giustizia e sulla coscienza per trovare soluzioni ai grandi conflitti è dunque del tutto inutile. (…) Coloro che che hanno crocefisso o bruciato erano cattivi? Hanno combattuto per la propria sopravvivenza e per quella del gruppo. La volontà di annientamento ha permesso loro di sopravvivere e in questo loro hanno seguito la propria coscienza. (…) Ma anche quando si rifiuta una persona sotto l’influsso della buona coscienza, subentra un’altra istanza profonda che ci impone di riservarle un posto nella nostra anima. Ciò è dimostrato dal fatto che improvvisamente ritroviamo in noi stessi ciò che abbiamo rifiutato nell’altro, per esempio l’aggressività. L’obiettivo dell’aggressività dunque si sposta. (…) Non combattiamo in noi stessi ciò che rifiutiamo, ma in un'altra persona, che ha descritto freud nei suoi trattati sulle proiezioni.
(…)
I grandi conflitti iniziano nell’anima sotto l’influsso della buona coscienza. Essi richiedono spesso il sacrificio della propria vita e di quella degli altri.. In questo modo i grandi conflitti si trasformano in qualcosa di sacro nell’anima (…) per cui sacrificare tutto. Ma solo al proprio Dio.
NdR Esiste una via d’uscita?
La pace interiore
Tutti viviamo costantemente il conflitto tra sentimenti, bisogni e impulsi contrastanti. Singolarmente sono tutti importanti, ma possono imporsi e raggiungere i propri obiettivi solo se si rispettano e si armonizzano. In questo modo guadagnano qualcosa e allo stesso tempo devono rinunciare a qualcosa a favore del tutto. Quando si crea una situazione di equilibrio ci sentiamo bene e in pace. Finché permane invece una situazione di conflitto e non vengono definiti i limiti e le possibilità, ci sentiamo male, talvolta malati ed esausti. La domanda da porsi è la seguente: si tratta di un conflitto interno o di un conflitto esterno spostato all’interno? Si tratta di un conflitto esterno spostato all’interno. (…) La pace nei campi spirituali presuppone che tutti quelli che vi appartengono vengano considerati uguali. Ciò è possibile solo quando i cosiddetti buoni hanno compreso il male e il pericolo rappresentato dalla buona coscienza. Solo così possono superare i limiti della buona coscienza anche se con un senso di colpa e con una coscienza sporca. Solo così possono attribuire alla persona rifiutata un posto adeguato nel campo.
(…)
Dove incomincia la grande pace? La dove cessa il desiderio di annientamento e dove il singolo riconosce che non vi sono uomini migliori e peggiori. Tutti sono sottoposti agli stessi irretimenti e tutti sono legati allo stesso modo, né più né meno di noi. In questo senso siamo tutti uguali. Se lo riconosciamo e lo accettiamo, se ci rendiamo conto che le nostre coscienze ci rendono prigionieri, possiamo venirci incontro senza presunzioni. Rispettando i nostri limiti possiamo guardare oltre la buona coscienza per incontrarci in qualcosa di più grande. Qui inizia la grande pace. (…) Gesù ha descritto la strada da percorrere quando ha detto quando ha detto “Siate misericordiosi come mio padre in cielo. Fa brillare il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Questo amore per tutti, così come sono, è l’altro amore, il grande amore - al di là del bene e del male, al di là dei grandi conflitti.
I movimenti dell’anima
Siamo stati educati ad essere coscienziosi. Tuttavia proprio questa nostra caratteristica è all’origine di infelicità, fallimenti, incidenti, suicidi (è tedesco! Ndr). (…) Per evitare tali conseguenze, il singolo deve sottoporsi a una purificazione, in modo da poter superare i limiti di tale coscienza per entrare in un’altra dimensione regolata da leggi diverse e aiutare gli altri a superare i limiti della coscienza. (…) Anche in questo caso si tratta di appartenenza, ma di un’appartenenza oltre i limiti della nostra famiglia e degli altri gruppi di cui facciamo parte.
La felicità
Nulla è più difficile da sopportare della felicità. Molti riescono a sostenere l’infelicità, ma la felicità? Posso spiegare il perché. Le persone infelici si sentono unite alla propria famiglia. Si sentono innocenti ed hanno una buona coscienza. La buona coscienza nell’infelicità rappresenta una grande consolazione. Se invece se è felici mentre altre persone della propria famiglia soffrono, si ha una cattiva coscienza. Si fa di tutto per tornare infelici e si è felici nell’infelicità. (…) Per avere il coraggio di conservare la felicità dobbiamo fare un’ultima cosa. Dobbiamo permettere agli altri di condividerla. Dobbiamo trasmettere loro una parte della nostra felicità. In questo modo anche gli altri sono felici. In questo modo la felicità cresce e può restare. E’ questo uno dei segreti della felicità
La mia Patria, di Oriana Fallaci
Notte su Birkenau, di Tadeusz Borowski, KL Auschwitz
sul silenzio mortale volteggiando come un avvoltoio.
Simile ad una bestia acquattata, la luna cala sul campo —
pallida come un cadavere.
E come uno scudo abbandonato nella battaglia,
il blu Orione — fra le stelle perduto.
I trasporti ringhiano nell’oscurità
e fiammeggiano gli occhi del crematorio.
È umido, soffocante. Il sonno è una tomba.
Il mio respiro è un rantolo in gola.
Questo piede di piombo che m’opprime il petto
è il silenzio di tre milioni di morti.
Notte, notte senza fine. Nessuna alba.
I miei occhi sono avvelenati dal sonno.
La nebbia cala su Birkenau,
come il giudizio divino sul cadavere della terra.
Milano non piace quasi a nessuno di quelli che ci vivono... di Sandrone Dazieri
La sfera dorata di Borries von Munchausen
Non l'ho riconosciuto.
Da bambino, non capivo il valore di quel dono.
Da adulto, sono diventato troppo duro, troppo simile a un uomo.
Ora anche mio figlio sta diventando un uomo, e lo amo con tutto il mio cuore,
Dove è presente, come nessun altro.
Do ciò che un tempo presi, a qualcuno
Che non me lo ha dato e che non me lo restituirà.
Quando sarà un uomo e penserà da uomo,andrà, come me, per la sua strada.
Resterò a guardare, con un desiderio senza invidia,mentre
Darà a suo figlio l'amore che do a lui.
Il mio sguardo segue il gioco della vita.
Nei profondi meandri del tempo
Dove ciascuno lancia sorridendo la sfera dorata
E nessuno la restituisce
A colui che per primo l'ha lanciata.